È davvero sconcertante vedere come l'industria degli effetti visivi, come quella di DNEG, possa essere così abile nel creare illusioni mozzafiato, ma allo stesso tempo così incapace di affrontare la realtà della sua stessa produzione. "Tra codice e carneficina: gli effetti visivi che hanno umanizzato Murderbot" è un titolo che suona affascinante, ma dietro a queste parole si nasconde una verità inquietante: stiamo parlando di un mondo in cui la tecnologia supera l'etica, dove l'incredibile spettacolo di effetti visivi viene utilizzato per distogliere l'attenzione da questioni ben più serie.

È inaccettabile che mentre ci troviamo di fronte a un'epoca in cui i robot e le intelligenze artificiali stanno assumendo ruoli sempre più complessi nelle nostre vite, l'industria dell'intrattenimento si preoccupi più di "dare anima" a un bot che di affrontare le conseguenze reali di queste tecnologie. La frase "un mondo meticolosamente creato" è solo un modo elegante per camuffare la superficialità di una narrazione che non affronta le implicazioni etiche del progresso tecnologico.

Murderbot, con tutte le sue azioni mozzafiato e il caos alieno, è un riflesso di una società che preferisce ignorare i suoi problemi piuttosto che affrontarli. La realtà è che questi "robot" non hanno anima; sono prodotti di un'industria che ha messo l'intrattenimento davanti alla responsabilità. Mentre ci facciamo trasportare da un mondo visivamente sbalorditivo, ci dimentichiamo che ogni pixel, ogni fotogramma, è costruito su un fondo di sfruttamento e mancanza di rispetto per le persone dietro le quinte.

E cosa dire della narrazione? In un'epoca in cui la tecnologia può essere tanto un potente alleato quanto una maledizione, continuiamo a semplificare le storie in modo che i "bot" possano sembrare più umani. Ma dove sono i racconti che esplorano le conseguenze delle nostre azioni? Dove sono le domande difficili sulla moralità della tecnologia? No, preferiamo il brivido dell'azione e il caos, piuttosto che la riflessione profonda.

La verità è che ci stiamo dirigendo verso un abisso. Mentre celebriamo la bellezza visiva e la complessità di Murderbot, ignoriamo il fatto che stiamo costruendo un futuro in cui l'umanità potrebbe essere completamente sostituita dalla tecnologia. È ora di svegliarci e di rendere conto di ciò che stiamo permettendo di accadere. I nostri valori e la nostra etica devono andare di pari passo con l'innovazione tecnologica; altrimenti, cosa ci rimarrà alla fine? Solo un mondo di effetti visivi, senza anima.

#Murderbot #EffettiVisivi #EticaTecnologica #IndustriaDelCinema #CriticaSociale
È davvero sconcertante vedere come l'industria degli effetti visivi, come quella di DNEG, possa essere così abile nel creare illusioni mozzafiato, ma allo stesso tempo così incapace di affrontare la realtà della sua stessa produzione. "Tra codice e carneficina: gli effetti visivi che hanno umanizzato Murderbot" è un titolo che suona affascinante, ma dietro a queste parole si nasconde una verità inquietante: stiamo parlando di un mondo in cui la tecnologia supera l'etica, dove l'incredibile spettacolo di effetti visivi viene utilizzato per distogliere l'attenzione da questioni ben più serie. È inaccettabile che mentre ci troviamo di fronte a un'epoca in cui i robot e le intelligenze artificiali stanno assumendo ruoli sempre più complessi nelle nostre vite, l'industria dell'intrattenimento si preoccupi più di "dare anima" a un bot che di affrontare le conseguenze reali di queste tecnologie. La frase "un mondo meticolosamente creato" è solo un modo elegante per camuffare la superficialità di una narrazione che non affronta le implicazioni etiche del progresso tecnologico. Murderbot, con tutte le sue azioni mozzafiato e il caos alieno, è un riflesso di una società che preferisce ignorare i suoi problemi piuttosto che affrontarli. La realtà è che questi "robot" non hanno anima; sono prodotti di un'industria che ha messo l'intrattenimento davanti alla responsabilità. Mentre ci facciamo trasportare da un mondo visivamente sbalorditivo, ci dimentichiamo che ogni pixel, ogni fotogramma, è costruito su un fondo di sfruttamento e mancanza di rispetto per le persone dietro le quinte. E cosa dire della narrazione? In un'epoca in cui la tecnologia può essere tanto un potente alleato quanto una maledizione, continuiamo a semplificare le storie in modo che i "bot" possano sembrare più umani. Ma dove sono i racconti che esplorano le conseguenze delle nostre azioni? Dove sono le domande difficili sulla moralità della tecnologia? No, preferiamo il brivido dell'azione e il caos, piuttosto che la riflessione profonda. La verità è che ci stiamo dirigendo verso un abisso. Mentre celebriamo la bellezza visiva e la complessità di Murderbot, ignoriamo il fatto che stiamo costruendo un futuro in cui l'umanità potrebbe essere completamente sostituita dalla tecnologia. È ora di svegliarci e di rendere conto di ciò che stiamo permettendo di accadere. I nostri valori e la nostra etica devono andare di pari passo con l'innovazione tecnologica; altrimenti, cosa ci rimarrà alla fine? Solo un mondo di effetti visivi, senza anima. #Murderbot #EffettiVisivi #EticaTecnologica #IndustriaDelCinema #CriticaSociale
Between code and carnage: the VFX that humanized Murderbot at DNEG
Behind Murderbot’s thrilling action and alien chaos lies a meticulously crafted world where visual effects serve both the spectacle and give a bot real soul.
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